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Ospitalità

In questa GMG tanto lontano dall’Italia non pensavo fosse possibile trovarsi così a casa, e invece è stata una delle cose che mi ha colpito di più.

La prima settimana, che abbiamo vissuto in famiglia, ho potuto conoscere il cibo (soprattutto colazioni salate con frittata, bacon e formaggio) e gli usi comuni. Ospitare noi pellegrini non è poi così semplice, o meglio sarebbe semplice se ci si fosse fermati al solo e mero alloggio. Io invece ho trovato una famiglia super ospitale che ci aspettava la sera per bere un bel bicchiere di chicha di riso accompagnato a chiacchiere a non finire e che si svegliava la mattina per prepararci una buona e abbondante colazione curandosi se fosse abbastanza e di nostro gradimento. Non si sono mai limitati ad offrirci solo quello che gli era stato chiesto dall’organizzazione, ma a pelle si sentiva che volevano dare di più e condividere più esperienze possibili.

Durante la giornata spettava invece a chi era per strada farci sentire in festa: ogni macchina che passava suonava e alcuni si sporgevano dal finestrino per salutare. A volte succedeva che rallentassero e accostassero al nostro gruppo per far un po’ di festa.

Ma il tema dell’ospitalità mi ha colpito soprattutto durante la seconda settimana, quando abbiamo alloggiato nel collegio di suore agostiniane a Chitrè. È stato un vero incontro per me: non eravamo solo noi italiani ad essere ospitati lì in collegio, ma c’erano francesi, colombiani e argentini. La cosa bella è che non siamo stati solo nel nostro gruppo, ma c’è stata la possibilità di parlare, conoscersi e confrontarsi con giovani degli altri paesi. Mi ha colpito molto quello che mi ha detto un ragazzo colombiano quando gli ho chiesto in quanti fossero del suo gruppo: “il mio è un gruppo molto numeroso però quando mi ricapita di parlare con un italiano a Panama?”. È una cosa probabilmente banale, ma in quel momento mi ha fatto sentire come se non avesse poi così tanta importanza il luogo, ma che importasse più con chi passavi gli attimi della tua giornata.

Dov’è la fede in tutto questo? Io l’ho trovata nell’amare il prossimo, il diverso, quello che ancora non conosci e la vita in tutto il suo insieme. L’ho trovata nelle persone che tendono una mano aperta e in chi si rialza dopo essere caduto. L’ho trovata in tutte queste persone che hanno condiviso e arricchito parte del mio intenso viaggio.

Elena

Esperienza  a Canajagua

Uno dei momenti più intensi di questa Giornata Mondiale della Gioventù, l'ho vissuto l'ultimo giorno di gemellaggio con la diocesi di Chitré, quando abbiamo visitato la località di Canajagua, una zona di montagna. Dopo una faticosa strada in salita, abbiamo gustato il panorama dalle alture e abbiamo conosciuto un maestro che dedica anima a cuore all'educazione dei ragazzi con problemi nell'apprendimento, che vivono nelle vicinanze. È una realtà difficile, perché Canajagua si trova tra due regioni e per questo non gode della considerazione e del sostegno del governo. Dopo la sua testimonianza, ci ha mostrato la realtà del luogo e abbiamo fatto la conoscenza di una donna, che è poco considerata dagli altri abitanti del villaggio,  e per questo vive da emarginata, vicino al bosco, in una casa di fortuna, priva delle comodità che una casa dovrebbe avere. Una casa umile e povera, ma abitata da una donna forte e tenace. Una donna che come Maria non ha paura di dire il suo Sí davanti alle circostanze della vita, non teme la solitudine, anzi aiuta gli altri con gran cuore. Questa figura di donna che abbiamo incontrato mi ha fatto pensare molto: vive nella povertà più estrema, ma ha un'anima così tanto propensa all'aiuto del prossimo e alla tutela della natura, che non avevo mai visto in nessun altro prima d'ora. E allora una riflessione mi affiora nella mente, prendendo esempio da quanto ho vissuto grazie a questa esperienza: nella propria umiltà, questa donna cerca di mitigare le difficoltà che deve affrontare, grazie alla sua devozione e alla fede in Dio.
Noi giovani della diocesi di Padova, che abbiamo avuto la fortuna di vivere l'esperienza della GMG a Panama e di queste realtà nella diocesi di Chitré faremo tesoro di questa grande umiltà, capace di portare frutto grazie all'amore e alla fede in Dio.
Per concludere, da questa esperienza di Giornata Mondiale della Gioventù oltre ai momenti vissuti, alle persone che ho incontrato e alle relazioni di amicizia instaurate, porto nel cuore le parole pronunciate da Papa Francesco, che vorrei condividere con voi: " Non aver paura di ricevere la vita come viene" e "La vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare". Parole semplici, ma concrete che raggiungono il cuore. 


Gloria

Questa è la gmg

E' stato inaspettato partire da soli o con pochi amici, diventare un gruppo di 44 persone e riunirsi infine in 700.000 davanti al Papa. È quasi inconcepibile pensare e sognare che la fede possa rendere possibile ciò: eppure così è avvenuto! Eravamo tutti lì per un unico obiettivo, 700.000 individui, differenti sotto tanti punti di vista, ma legati dallo stesso Dio, accorsi per sentire la sua Parola. Questa è la gmg, un cammino, spesso una maratona sotto le intemperie, siano esse il caldo o la pioggia, il male ai piedi o il peso dello zaino; una marcia, un percorso letteralmente incontro al Papa e a Dio; un superamento dei nostri limiti, un aiuto reciproco, una conoscenza personale di noi stessi e di chi avevamo accanto, un saluto e una stretta di mano a tutti, un incontro con il mondo, con diversi Stati, diversi continenti, diverse età. E mi ha colpito l'ospitalità che ci è stata fornita nel tuo nome, l'amicizia ricevuta da tutti, il sorriso costante sulla bocca di ogni giovane e il rivolgersi del Papa su tutti noi giovani. 

Abbiamo vissuto insieme, gioito insieme, abbiamo pregato e riflettuto assieme e abbiamo visitato diverse realtà, non tutte positive, spesso povere e invisibili, e che per questo hanno creato in noi la voglia di intervenire, di migliorare, di aiutare. Spero che ogni giovane, come me, sia tornato a casa cambiato, con una forza nuova di agire, con l'intenzione di dire quel "sì" che ci spaventa, di parlare di Te nel nostro piccolo, a casa dove forse è più difficile, e di continuare a camminare insieme.

Valentina

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