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PASTORALE GIOVANILE (a cura di don Fabio Bertin)

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Ma vi rendete conto?!?!

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È il 10 agosto quando noi ci siamo uniti ad altri 500 giovani della nostra diocesi per raggiungere Roma in autobus dove ad attenderci c’è papa Francesco in occasione dell’incontro in vista del sinodo dei giovani. Ci siamo ritrovati, con il nostro vescovo Claudio, in basilica del Santo per un momento di preghiera e condivisione per poi salire in autobus e iniziare questa avventura.

Siamo stati “ospiti” del pullman del vicariato di Abano; arrivati a Roma siamo stati accolti in una parrocchia della periferia, san Giuseppe artigiano, dove l’ospitalità è stata fantastica. Dopo esserci fatti una doccia rinfrescante, abbiamo celebrato la messa e cenato insieme in un clima festoso e gioioso.

Sabato mattina è iniziata l’avventura, il pellegrinaggio, la strada di avvicinamento all’incontro con papa Francesco. Il primo appuntamento per tutti era alle 18.30 al circo Massimo; circa 70.000 giovani provenienti da tutta Italia hanno accolto, ascoltato papa Francesco che non si è sottratto alle nostre domande e provocazioni. Ecco alcuni passaggi delle risposte del papa:

«Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, di portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità. [...]I sogni grandi hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza».

«Allora dobbiamo chiederci: dov’è il mio amore, dov’è il mio tesoro? Dov’è la cosa che io ritengo più preziosa nella vita? Gesù parla di un uomo che aveva venduto tutto quello che aveva per comprare una perla preziosa di altissimo valore. L’amore è questo: vendere tutto per comprare questa perla preziosa di altissimo valore. Tutto. Per questo l’amore è fedele. Se c’è infedeltà, non c’è amore; o è un amore malato, o piccolo, che non cresce. Vendere tutto per una sola cosa. Pensate bene all’amore, pensateci sul serio. Non abbiate paura di pensare all’amore: ma all’amore che rischia, all’amore fedele, all’amore che fa crescere l’altro e reciprocamente crescono. Pensate all’amore fecondo»

«Dei primi cristiani si diceva: “Guardate come si amano”. Perché la gente vedeva la testimonianza. [...] Una volta, in un pranzo con i giovani, a Cracovia, un giovane m’ha detto: “Io ho un problema, all’università, perché ho un compagno che è agnostico. Mi dica, Padre, cosa devo dire a questo compagno agnostico per fargli capire che la nostra è la vera religione?”. Io ho detto: “Caro, l’ultima cosa che tu devi fare è dirgli qualcosa. Incomincia a vivere come cristiano, e sarà lui a domandarti perché vivi così”».

Dopo aver risposto alle “nostre” domande ci siamo messi tutti insieme a pregare. Una preghiera intensa, giovane, ricca di parole e di immagini. Anche durante la preghiera, papa Francesco, ci ha lasciato qualche sua parola commentando il brano del vangelo scelto per quel momento.

«Il Vangelo dice che Pietro entrò per primo nel sepolcro e vide i teli per terra e il sudario avvolto in un luogo a parte. Poi entrò anche l’altro discepolo, il quale – dice il Vangelo – «vide e credette» (v. 8). È molto importante questa coppia di verbi: vedere e credere. In tutto il Vangelo di Giovanni si narra che i discepoli vedendo i segni che Gesù compiva credettero in Lui. Vedere e credere. Di quali segni si tratta? Dell’acqua trasformata in vino per le nozze; di alcuni malati guariti; di un cieco nato che acquista la vista; di una grande folla saziata con cinque pani e due pesci; della risurrezione dell’amico Lazzaro, morto da quattro giorni. In tutti questi segni Gesù rivela il volto invisibile di Dio.

Non è la rappresentazione della sublime perfezione divina, quella che traspare dai segni di Gesù, ma il racconto della fragilità umana che incontra la Grazia che risolleva. C’è l’umanità ferita che viene risanata dall’incontro con Lui; c’è l’uomo caduto che trova una mano tesa alla quale aggrapparsi; c’è lo smarrimento degli sconfitti che scoprono una speranza di riscatto. E Giovanni, quando entra nel sepolcro di Gesù, porta negli occhi e nel cuore quei segni compiuti da Gesù immergendosi nel dramma umano per risollevarlo. Gesù Cristo, cari giovani, non è un eroe immune dalla morte, ma Colui che la trasforma con il dono della sua vita. E quel lenzuolo piegato con cura dice che non ne avrà più bisogno: la morte non ha più potere su di Lui».

Carichi di queste parole, della musica ascoltata alla festa che si è tenuta alla sera al Circo Massimo abbiamo affrontato la “notte bianca”. Durante la notte, infatti, alcune chiese sono rimaste aperte per continuare la preghiera, attraverso l’adorazione e la confessione, per ascoltare qualche testimonianza o fare un percorso artistico/spirituale attraverso alcune opere d’arte. E dormire??? Le chiese aperte sono servite anche a questo per permetterci di riposare qualche ora.

Il secondo grande appuntamento è stato la domenica mattina in Piazza san Pietro dove abbiamo celebrato la messa con il cardinale Gualtiero Bassetti. Per noi vedere la piazza piena di giovani, tutti lì per un unico motivo e per un’unica fede è stato davvero bello e ha dato vigore al nostro cammino, alla nostra vita: non siamo soli! Anche il cardinale ha avuto parole buone per noi, ma il culmine dell’esperienza e della domenica è stato l’arrivo del papa e le sue parole all’Angelus. Una frase ci è rimasta nel cuore, una frase che il papa ci ha fatto ripetere più volte ad alta voce:

“È buono non fare il male, ma è male non fare il bene”!

Frase e concetto semplice, ma di una potenza unica. Se proviamo a concretizzarlo nelle nostre piccole grandi scelte quotidiane vedremo che la nostra vita potrebbe prendere tutt’altra direzione.

Per tutti noi è stato un pellegrinaggio bello, intenso, fatto di emozioni, suggestioni, ma anche di incontri, confronti, parole che ci possono aiutare nella nostra vita. L’essere stati così tanti ci aiuta a non sentirci soli, ad affrontare “la sfida della fede” con più convinzione.

L’ultima grande emozione l’abbiamo avuta poco prima di lasciare Piazza san Pietro, quando papa Francesco è passato vicino a dove noi eravamo per la partecipazione della messa e dell’angelus e abbiamo potuto stringergli la mano. Questa è stata la ciliegina su una torta buona e ricca di ottimi ingredienti.

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Gloria, Valentina, d. Fabio

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